19 Aprile 2024

Il danno di Alfredo accaduto sulla A7

Alfredo è un autista con quindici anni di esperienza. Lavora da tempo per una società di trasporto ed è apprezzato dai datori di lavoro per la sua professionalità. Sono le 10 di un caldo mattino di giugno e Alfredo sta percorrendo la A7 in direzione Genova. Sul semirimorchio sono caricati 30 colli contenenti bottiglie di birra imballate in scatole di cartone avvolte da film plastico e posizionate su pallet.

La merce è stata prodotta in uno stabilimento del Veneto, trasportata e stoccata in Lombardia presso un deposito dove è stata caricata e posizionata dai dipendenti sul semirimorchio di Alfredo. Nella fase di carico l'autista non ha fatto nulla, poi ha posizionato una barra ferma carico che bloccava l'ultimo pallet caricato. A quel punto è partito per il porto di Genova.

Nonostante debba arrivare il prima possibile a destino, Alfredo rispetta scrupolosamente i limiti di velocità e le distanze di sicurezza.

A un tratto, dopo una curva si imbatte in un improvviso incolonnamento. Reagisce d'istinto e frenando in modo deciso riesce a evitare l'impatto con il destinatario aprendo il camion nota tutta la merce movimentata sul camion. Le forze esercitate sul carico a causa dell’improvvisa decelerazione hanno fatto muovere le casse stivate nella parte alta dei pallet, che si sono spostate in avanti e appoggiate davanti come tasselli del domino. Per fortuna il danno non è grave: alcune scatole di cartone sono deformate e alcune bottiglie si sono rotte. La merce è sottoposta a cernita, gli imballi sostituiti e le scatole con bottiglie rotte respinte e destinate allo smaltimento.

Il tutto causa un danno quantificabile in circa cinquemila euro che il committente non tarda a imputare al povero Alfredo che avrebbe “guidato male”. Ma è veramente - come cantava il grande Vasco (anche lui figlio di autotrasportatore) - colpa d’Alfredo?


A questo punto che viene richiesto il mio intervento, finalizzato tra altre cose a indicare ai mandanti chi siano i responsabili del sinistro. Come in un romanzo giallo abbiamo tre sospettati:

  • Il proprietario della merce committente, che ha studiato e imballato la merce sui pallet;

  • il deposito che ha caricato e posizionato la merce sul camion;

  • Alfredo, che ha bloccato il carico e che avrebbe “guidato male”.

Se fossimo in un vero romanzo giallo avremmo un solo colpevole, ma in questa vicenda le cose si complicano. Nessuno, infatti, può essere scagionato senza un'attenta analisi delle condotte tenute. Il colpevole potrebbe essere il proprietario reo di non aver studiato un imballo più resistente, magari posizionato degli angolari ai quattro lati del pallet che sicuramente lo avrebbero reso più strutturale e quindi resistente.

Anche il posizionamento e la caricazione effettuati nel deposito potevano essere migliori. La merce era stata caricata lasciando un discreto spazio fra i pallet e, in particolare, fra l'ultimo pallet e la parete anteriore del semirimorchio. Quanto ad Alfredo, il fatto di aver frenato bruscamente non può essere di certo considerata una colpa, anzi grazie al rispetto delle norme ha evitato un incidente pur sottoponendo la merce a importanti forze di decelerazione.

Diversa è la sua condotta nel fissare il carico: il non aver potuto o voluto posizionare cinghie di ancoraggio idonee a bloccare i singoli pallet ricade sicuramente nella sfera di responsabilità del vettore. Di chi è la colpa quindi? La risposta non è facile, probabilmente la migliore risposta sarebbe “di tutti e tre”, in quanto ognuno nell'esecuzione del proprio ruolo ha commesso errori o comunque poteva sicuramente compiere ulteriori azioni idonee a non causare l'evento.

Ma se nei romanzi gialli il colpevole è quasi sempre il maggiordomo, nella realtà questo ruolo viene riferito molto spesso al trasportatore, che subisce anche la relativa presunzione di colpevolezza ai sensi del Codice civile.

Spetterà quindi a lui dimostrare di non avere responsabilità nell'evento. Ed è un bel grattacapo, anche alla luce dei rapporti contrattuali spesso sbilanciati fra clienti e autotrasportatori. Un aiuto in tal senso potrebbe arrivare dalla normativa che ha sancito come, in caso di violazione delle norme sul posizionamento e sul fissaggio del carico, il vettore, il committente, nonché il caricatore e il proprietario delle merci trasportate sono obbligati in concorso con lo stesso conducente.


Fonte: Uomini e Trasporti – agosto/settembre 2021

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