29 Marzo 2024

Miglioramento del trasporto pesante attraverso il sistema di controllo

Il trasporto pesante, come rileva Aci, è sicuro, ma possiamo e dobbiamo cercare di migliorarlo ulteriormente. Come? Attraverso un efficace sistema di controllo dei veicoli.

La prima decade di luglio ha registrato una successione preoccupante di eventi incidentali gravi che hanno visto il coinvolgimento di mezzi pesanti lungo la rete stradale nazionale.

La domanda che viene spontaneo porsi è: gli incidenti sono sintomatici di una nuova fenomenologia? Scontata la prima valutazione: il periodo di riferimento è assolutamente troppo limitato per poter essere indicativo di un qualsiasi trend statisticamente solido. Al contrario, prendendo un riferimento temporale adeguato, possiamo affermare con certezza che il trasporto pesante ha migliorato la sua performance in termini di sicurezza in modo costante nel tempo: negli ultimi 20 anni il tasso di mortalità lungo la rete nazionale ha registrato una riduzione di poco oltre il 51 per cento.

In particolare, l'andamento della mortalità dell'ultimo biennio (2019-2018), staticamente non alterato dall'emergenza Covid-19 che ha fortemente inciso sulla mobilità di merci e persone dati Istat -conferma che tra le vittime risultano in aumento i ciclisti (253; più 15,5 per cento) e i motociclisti (698; più 1,6), quindi la cosiddetta utenza debole. È stabile la mortalità legata agli automobilisti (1.411; meno 0,8 per cento), mentre è in forte diminuzione quella relativa al trasporto merci (137; meno 27,5 per cento).

Occorre, comunque, perseguire con costanza l'obiettivo di un ulteriore aumento della sicurezza lungo le nostre strade, agendo sia sugli autisti, sia sui mezzi.

Proprio l'evoluzione tecnologica dei veicoli, che oggi propongono di serie la frenata automatica di emergenza (AEBS), l'avviso di abbandono corsia (LDWS) o il sistema di mantenimento della corsia (LKS) ha dato e continuerà a dare un contributo determinante mano a mano che il circolante verrà modernizzate.

Ed ecco il problema: il parco pesante in Italia ha una età media vicina ai 14 anni. Appare scontato, quindi, che occorre agire sin da subito anche su quello esistente, oltre che provvedere a un'accelerazione del suo rinnovo attraverso adeguati sistemi pluriennali di incentivo. Piuttosto che pensare a operazioni di retrofitting, impensabili da attuare per oggettive difficoltà (a volte impossibilità) tecnico/applicative, si deve agire puntando sui controlli e le revisioni dei mezzi, nei modi e nei tempi previsti dalle normative.

La pandemia purtroppo ha accentuato in modo drammatico la difficoltà della PA di garantire un servizio propedeutico alla sicurezza; gli uffici della motorizzazione non sono più in grado di assicurare, per carenza di organico e strutture, l'attività di revisione. Si registrano casi limite in cui si deve attendere fino a 20 mesi per poter revisionare il mezzo che nel frattempo con prenotazione effettuata può circolare liberamente lungo la rete stradale. Non è più accettabile. Procediamo, quindi, con il completamento normativo e attuativo della 'privatizzazione' dell'attività di revisione. Il dicastero guidato dal Ministro Giovannini ha una responsabilità diretta, deve prenderne coscienza.


Fonte: Vie e Trasporti

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