L’Europa alza i dazi sulle auto elettriche costruite in Cina
Bruxelles ha ufficializzato la decisione di aumentare la tassazione sull’importazione dei veicoli “a batteria” cinesi nel Vecchio Continente, aggiungendo al dazio ordinario del 10% un’extra tassa che può arrivare al 38,1%, sfiorando complessivamente il 50%.
L’impatto commerciale rischia di essere molto più rilevante se si considerano il numero di auto cinesi già in vendita in Europa nonché l’interdipendenza commerciale che c’è fra il nostro continente e la Cina.
COME FUNZIONANO I NUOVI DAZI
La particolarità dei dazi europei è che variano in funzione del Gruppo automobilistico, sono proporzionati ai sudditi ricevuti dal Governo cinese e – scrive Bruxelles – “verrebbero aggiunti al dazio ordinario del 10% applicato sulle importazione di veicoli elettrici a batteria”. Inoltre la Commissione ha favorito i Costruttori che hanno cooperato nelle indagini fissando un dazio medio ponderato ridotto al 21%.
Notare nella tabella come siano colpite dai dazi anche le aziende alleate a gruppi automobilistici occidentali che in Cina producono auto esportate sui nostri mercati, ad esempio BMW iX3, Dacia Spring e Tesla Model 3.
La decisione della Commissione europea è una risposta ai sospetti – confermati da un’indagine durata 9 mesi – di sussidi statali da parte della Cina ai Costruttori, come trasferimento diretto di risorse finanziarie, prestiti, apertura di linee di credito e altri strumenti atti a favorire produzione ed esportazione di auto elettriche a prezzi particolarmente bassi. Azioni riassunte nel termine “dumping”.
LE PRIME REAZIONI DELLA CINA
Il portavoce del ministero degli esteri Lin Jian ha annunciato contromisure per “difendere fermamente” i diritti dei Costruttori cinesi, aggiungendo che l’aumento delle tariffe viola i principi dell’economia di mercato.
“Esortiamo l’Ue a rispettare il suo impegno a sostenere il libero scambio, a opporsi al protezionismo e a collaborare con la Cina per salvaguardare la cooperazione economica e commerciale complessiva bilaterale”. Soddisfatto il governo italiano, contraria la tedesca BMW, che commenta attraverso il ceo Oliver Zipse, definendo “sbagliata” la strada imboccata da Bruxelles e paventando il rischio di contromosse.
“Questa decisione di dazi aggiuntivi all’importazione è la strada sbagliata da percorrere. La Commissione Ue danneggia così le aziende europee e gli interessi europei. Il protezionismo rischia di innescare una spirale: i dazi portano a nuove tariffe, all’isolamento piuttosto che alla cooperazione. Dal punto di vista del BMW Group, le misure protezionistiche non contribuiscono a competere con successo sui mercati internazionali. Il libero scambio rimane il principio guida del BMW Group. La nostra azienda è impegnata in questo”.
Acea, l’associazione che riunisce i Costruttori in Europa, afferma “Acea ha costantemente affermato che il commercio libero ed equo è essenziale per creare un’industria automobilistica europea competitiva a livello globale, mentre una sana concorrenza guida l’innovazione e la scelta per i consumatori. Un commercio libero ed equo significa garantire condizione di parità per tutti i concorrenti, ma è solo una parte importante del puzzle della competitività globale. Ciò di cui il settore automobilistico europeo ha bisogno soprattutto per essere competitivo a livello globale è una solida strategia industriale per l’elettromobilità. Ciò significa garantire l’acceso a materiali critici ed energia a prezzi accessibili, un quadro normativo coerente, sufficienti infrastrutture di ricarica e rifornimento dell’idrogeno, incentivi di mercato e molto altro ancora. L’indagine proseguirà per diversi mesi finché la Commissione non deciderà se proporre misure antisovvenzioni definitive. Gli Stati membri voteranno quindi tale proposta”.
Le misure partiranno il 2 novembre 2024, con retroattività al 4 luglio. Ci sono ancora più di 5 mesi a disposizione delle parti per parlarsi, provando a giungere a un accordo che le soddisfi entrambe.
I MARCHI INTERESSATI
È ancora difficile prevedere quali saranno gli effetti sul mercato e soprattutto sui listini prezzi delle auto made in China vendute in Europa.
Alcuni Costruttori potrebbero assorbire parzialmente i dazi limitando i rincari, altri ancora potrebbero addirittura cambiare la loro strategia e rivalutare l’opportunità di vendere auto elettriche nel Vecchio Continente.
I primi incrementi di prezzo potrebbero scattare il 4 luglio a causa della retroattività di cui sopra e riguardare diversi brand quali BYD, MG, Lotus, Polestar, Smart, Volvo (per i modelli prodotti in Cina come la EX30) e la stessa Tesla che produce la Model 3 in Cina e che sembrerebbe temporaneamente esonerata – spiega la Commissione – “a seguito di una richiesta motivata tale per cui sarà calcolata un’aliquota di dazio individualmente nella fase definitiva”.
Fonte: Isomotori
L’impatto commerciale rischia di essere molto più rilevante se si considerano il numero di auto cinesi già in vendita in Europa nonché l’interdipendenza commerciale che c’è fra il nostro continente e la Cina.
COME FUNZIONANO I NUOVI DAZI
La particolarità dei dazi europei è che variano in funzione del Gruppo automobilistico, sono proporzionati ai sudditi ricevuti dal Governo cinese e – scrive Bruxelles – “verrebbero aggiunti al dazio ordinario del 10% applicato sulle importazione di veicoli elettrici a batteria”. Inoltre la Commissione ha favorito i Costruttori che hanno cooperato nelle indagini fissando un dazio medio ponderato ridotto al 21%.
Notare nella tabella come siano colpite dai dazi anche le aziende alleate a gruppi automobilistici occidentali che in Cina producono auto esportate sui nostri mercati, ad esempio BMW iX3, Dacia Spring e Tesla Model 3.
La decisione della Commissione europea è una risposta ai sospetti – confermati da un’indagine durata 9 mesi – di sussidi statali da parte della Cina ai Costruttori, come trasferimento diretto di risorse finanziarie, prestiti, apertura di linee di credito e altri strumenti atti a favorire produzione ed esportazione di auto elettriche a prezzi particolarmente bassi. Azioni riassunte nel termine “dumping”.
LE PRIME REAZIONI DELLA CINA
Il portavoce del ministero degli esteri Lin Jian ha annunciato contromisure per “difendere fermamente” i diritti dei Costruttori cinesi, aggiungendo che l’aumento delle tariffe viola i principi dell’economia di mercato.
“Esortiamo l’Ue a rispettare il suo impegno a sostenere il libero scambio, a opporsi al protezionismo e a collaborare con la Cina per salvaguardare la cooperazione economica e commerciale complessiva bilaterale”. Soddisfatto il governo italiano, contraria la tedesca BMW, che commenta attraverso il ceo Oliver Zipse, definendo “sbagliata” la strada imboccata da Bruxelles e paventando il rischio di contromosse.
“Questa decisione di dazi aggiuntivi all’importazione è la strada sbagliata da percorrere. La Commissione Ue danneggia così le aziende europee e gli interessi europei. Il protezionismo rischia di innescare una spirale: i dazi portano a nuove tariffe, all’isolamento piuttosto che alla cooperazione. Dal punto di vista del BMW Group, le misure protezionistiche non contribuiscono a competere con successo sui mercati internazionali. Il libero scambio rimane il principio guida del BMW Group. La nostra azienda è impegnata in questo”.
Acea, l’associazione che riunisce i Costruttori in Europa, afferma “Acea ha costantemente affermato che il commercio libero ed equo è essenziale per creare un’industria automobilistica europea competitiva a livello globale, mentre una sana concorrenza guida l’innovazione e la scelta per i consumatori. Un commercio libero ed equo significa garantire condizione di parità per tutti i concorrenti, ma è solo una parte importante del puzzle della competitività globale. Ciò di cui il settore automobilistico europeo ha bisogno soprattutto per essere competitivo a livello globale è una solida strategia industriale per l’elettromobilità. Ciò significa garantire l’acceso a materiali critici ed energia a prezzi accessibili, un quadro normativo coerente, sufficienti infrastrutture di ricarica e rifornimento dell’idrogeno, incentivi di mercato e molto altro ancora. L’indagine proseguirà per diversi mesi finché la Commissione non deciderà se proporre misure antisovvenzioni definitive. Gli Stati membri voteranno quindi tale proposta”.
Le misure partiranno il 2 novembre 2024, con retroattività al 4 luglio. Ci sono ancora più di 5 mesi a disposizione delle parti per parlarsi, provando a giungere a un accordo che le soddisfi entrambe.
I MARCHI INTERESSATI
È ancora difficile prevedere quali saranno gli effetti sul mercato e soprattutto sui listini prezzi delle auto made in China vendute in Europa.
Alcuni Costruttori potrebbero assorbire parzialmente i dazi limitando i rincari, altri ancora potrebbero addirittura cambiare la loro strategia e rivalutare l’opportunità di vendere auto elettriche nel Vecchio Continente.
I primi incrementi di prezzo potrebbero scattare il 4 luglio a causa della retroattività di cui sopra e riguardare diversi brand quali BYD, MG, Lotus, Polestar, Smart, Volvo (per i modelli prodotti in Cina come la EX30) e la stessa Tesla che produce la Model 3 in Cina e che sembrerebbe temporaneamente esonerata – spiega la Commissione – “a seguito di una richiesta motivata tale per cui sarà calcolata un’aliquota di dazio individualmente nella fase definitiva”.
Fonte: Isomotori