26 Aprile 2024

Le origini del carrozziere

IL MESTIERE DEL CARROZZIERE E’ ANCORA UN’ARTE

In una descrizione tratta da Wikipedia, che sembra scritta apposta per il carrozziere, l’arte è definita come “ogni attività umana-svolta singolarmente o collettivamente – che, poggiando su accorgimenti tecnici e norme comportamentali derivati dallo studio e dall’esperienza, porta a forme creative di espressione estetica”. Che il mestiere di carrozziere richieda un’abilità manuale è cosa risaputa. In alcuni casi questa abilità diventa arte, non a caso si tratta di un’attività artigianale. In effetti, l’artigiano è colui che produce oggetti d’uso la cui realizzazione richede una particolare capacità tecnica o un certo gusto artistico. Chi non ha avuto modo di vedere cosa è capace di fare un carrozziere sulla nostra autovettura dopo un incidente? La soddisfazione di vederla ritornare com’era prima, anzi in qualche caso anche meglio, rimessa a nuovo come se fosse uscita dalla fabbrica. Con tecniche costruttive dei veicoli che si sono notevolmente evolute nel tempo, il lavoro di carrozziere può ancora essere definito un arte? Prima di dare la risposta, facciamo una rapida panoramica sulle origini di questa professione.


CARROZZA = CARROZZIERE

Forse non tutti sanno com’è nato il mestiere di carrozziere. A fine ottocento, quando l’automobile muove i primi passi, la carrozza impera per quantità e diffusione, ma anche per la qualità delle prestazioni. Le carrozze sono diventate comode , eleganti, raffinate e straordinariamente funzionali, anche per lunghi viaggi. Vengono costruite carrozze a cavalli meno ingombranti che non nel passato, più compatte, leggere e maneggevoli, con un sistema di sospensione giunto ormai alla perfezione. L’autore di questo capolavoro di funzionalità ha un nome: carrozziere, ed è questo artigiano che si trova a dover risolvere il problema del rendere utilizzabile il nuovo mezzo di locomozione motorizzato. Vale la pena riprendere alcune parole tratte dal libro di Carlo Biscaretti DI Ruffia e Domenico Jappelli, autori negli anni 60 del libro “Carrozzieri di ieri e di oggi” edito da Anfia, che definiscono l’inizio di questa entusiasmante e qualitativamente ottima. Essi appartenevano all’elitè dell’artigianato. Non erano soltanto stilisti nel comune significato del termine, ma molto di più, perché erano anche tecnici espertissimi, anzi i soli tecnici del ramo, costruttori non soltanto della carrozzeria ma dell’intera carrozza, parte meccanica compresa. Essi carrozzeria ma dell’ intera carrozza, parte meccanica compresa. Essi erano autonomi, liberi di esercitare la loro fantasia, il loro gusto, la loro genialità, senza dover obbedire alle esigenze di una struttura meccanica costruita da altri. Il carrozziere era l’unico responsabile del suo lavoro, non doveva nulla a nessuno, salvo il rispetto della tradizione e della impeccabile tecnica di carrozzeria consolidatasi dopo esperienza secolare “. La carrozzeria era intesa come officina che crea, ripara , trasforma, ricostruisce tutte le sovrastrutture dell’autoveicolo. Certo che queste parole fanno riflettere su quanto questa professione sia cambiata nel tempo… e non poteva essere altrimenti. Non mi riferisco tanto alla tecnologia, che ovviamente si è raffinata e sofisticata sempre di più, ma all’aspetto socio-economico di questa attività artigianale, al gusto, all’ entusiasmo, all’ indipendenza morale e materiale.

Chi intraprendeva nel passato l’attività di carrozziere doveva avere fantasia, manualità, estro e genialità, in sostanza essere un artista, ma doveva anche possedere padronanza della tecnica meccanica e motoristica. Per diventare carrozziere non servivano scuole o libri, ma occorreva imparare “ L’arte” presso artigiani esperti. Chi non ha vissuto quell’epoca adesso può capire perché parliamo di questo lavoro come un’ arte. Solo dopo anni di apprendistato e applicazione, se si era stati fortunati ad avere avuto dei bravi maestri e possedere inclinazione, molti aprivano la propria bottega e il ciclo si ripeteva. Venivano così tramandate di generazione in generazione le conoscenze, i segreti, le piccole malizie che facevano la distinzione da un artigiano all’altro, mettendo in risalto chi aveva più estro e propensione alla risoluzione di problemi che aumentavano via via che la tecnologia avanzava. Qualcuno di questi artigiani, maggiormente predisposto managerialmente e più lungimirante verso una società che si stava sempre più industrializzando, ha fatto il salto di qualità disegnando e costruendo proprie carrozzerie. Ecco spiegato perché in Italia il mestiere di carrozziere è più sentito che negli altri paesi. Da noi questa attività si è maggiormente formata e abbiamo avuto i migliori carrozzieri del mondo, inizialmente come creatori di carrozziere, ma soprattutto per lo styling delle vetture. Io ho avuto la fortuna di conoscere qualcuno di questi pionieri: Beniamino, uno dei quattro fratelli colli dell’omonima carrozzeria di Milano, che hanno costruito la struttura e l’involucro dell’ allora prima auto volante (aerauto) presentata nel 1946 alla stampa.


MANI D’ORO

Chi non ricorda i battilastra dalle mani d’oro che creavano da un semplice foglio di lamiera un parafango, un cofano, un particolare di una vettura se non addirittura tutta la parte esterna della stessa modellandola e battendola su un mascherone in legno. Questa è storia, anche se qualche nostalgico di quell’epoca c’è ancora. Mi ricordo un carrozziere che, ormai sul punto di lasciare l’eredità dell’attività al figlio, diceva che lui – vecchio lattoniere – sentiva il metallo su cui lavorava una cosa viva, animata, “parlava con la lamiera”.

Noi oggi sappiamo bene che questa eccezionale manualità non è più sufficiente , i nuovi veicoli presuppongono conoscenze tecniche lasciati alla scelta discrezionale o fantasia del riparatore. I tempi sono cambiati, il prodotto auto non è più quello sul quale siamo stati abituati a lavorare per quasi cento anni, le tecniche apprese dal maestro lattoniere o dall’ esperto verniciature non sono più sufficienti. I metalli, i prodotti, le attrezzature che oggi vengono impiegati sono altamente sofisticati ed esasperati nella loro composizione e nelle forme per ottenere il massimo delle prestazioni, del confort e della sicurezza, non si può pertanto rischiare di compromettere tutto quello che è stato previsto nel progetto a causa di un’operazione sbagliata.

Come abbiamo visto il mestiere di carrozziere è diventato molto più complicato rispetto al passato e non può essere lasciato all’ improvvisazione o alla tradizione. Se dovessi fare un parallelismo con altre professioni , sarebbe come rivolgersi all’erborista per curare un malanno grave, anziché al medico: con tutto rispetto per l’erborista le conoscenze della fisiologia umana, della chimica e degli effetti delle sostanze di sintesi sull’uomo sono alquanto diverse dalla conoscenza empirica, culturale e tradizionale appresa dal vecchio speziale.

Lo stesso utilizzo delle attrezzature, senza le quali molte delle attività riparative sui nuovi veicoli sarebbero impossibili, presuppongono una specializzazione e una conoscenza profonda del loro impiego. Le operazioni abitudinarie e semplici che venivano svolte una volta oggi sono più esasperate, con margini di tolleranza sempre più ristretti. Sbagliare un’operazione su una lega metallica di ultima generazione vuol dire snaturare la struttura molecolare del metallo stesso in modo tale che non risponda più alle sollecitazioni previste, con tutte le ripercussioni negative in caso d’incidente. L’artigiano oggi ha una responsabilità non solo legale per quello che fa, ma anche morale: il suo lavoro deve essere si a "perfetta regola d’arte" come nel passato, ma deve anche essere rispettoso di quello che il costruttore ha previsto nel suo progetto originale. Tutto questo non lo si ottiene più “rubando” il mestiere al maestro artigiano, ma attraverso una formazione/informazione costante e mirata.

Ciò nonostante il carrozziere, intervenendo su un manufatto complesso con tecniche artigianali, rimane ancora un artista che lavora si per vivere e guadagnare, ma anche per il gusto di guardare la sua opera finita nel migliore dei modi e nella soddisfazione di vedere negli occhi del suo proprietario la gioia per il risultato ottenuto.

Se l’artigiano carrozziere ha ancora questo spirito e passione per un’attività che, nonostante tutto, rimane ancora manuale, allora questa può ancora essere definita “arte”.


Fonte: Il Carrozziere 4.0

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