20 Aprile 2024

Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

La ripresa e la resilienza passano dalla corretta allocazione delle risorse in arrivo dall’Europa. Le imprese (anche di trasporti e logistica) sembrano dimenticate
Tralasciando le beghe politiche che incidono sulla tenuta del Governo, ma entrando nel merito del PNRR (Il Piano nazionale di ripresa e resilienza che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19) e della necessità che le risorse che verrebbero messe a disposizione del sistema Paese siano ben allocate, ci sono due aspetti in particolare che preoccupano.

Mano a mano che il Piano prende forma appare evidente la tendenza a ‘finanziare il pubblico’ e a ‘de-finanziare il privato’, piuttosto che a utilizzare i nuovi finanziamenti in sostituzione di altri già contemplati nella programmazione nazionale, non portando di fatto risorse aggiuntive a quelle già stanziate. Un maquillage contabile che porterebbe benefici in termini finanziari allo Stato ma che rischia di lasciare il sistema economico reale, fatto di persone e imprese, indietro nella rincorsa alla ripresa, senza considerare che la cronica inefficienza della spesa pubblica rischia di non essere in grado di fornire quella spinta propulsiva immediata alla base della ripresa e resilienza che gli investimenti privati riescono da sempre a dare.

In concreto, a oggi, parlando di infrastrutture e trasporto, la quasi totalità delle risorse (27 miliardi di euro) sarà destinata a opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese; poco più di 1,5 milioni per interventi di messa in sicurezza e monitoraggio digitale di strade viadotti e ponti e circa 4 milioni di euro per interventi nei porti italiani e nella digitalizzazione di aeroporti e sistemi logistici.

Le risorse dedicate alla sostenibilità del trasporto e della logistica sarebbero sacrificate. Sono scomparsi, ad esempio, gli incentivi al rinnovo della flotta e del parco dei veicoli per il trasporto merci.


UNA LEVA PER IL SISTEMA

Si tratta, invero, di un sacrificio che non si può condividere: per le imprese di trasporto, rinnovare la flotta o i veicoli costituisce il principale investimento produttivo oltreché un fattore di competitività, con un importante effetto leva sul sistema economico.

E, ancora, non appare chiaro se verranno confermate le risorse per la digitalizzazione della logistica, funzionali tra l’altro all’efficienza del nostro sistema portuale.

Sia chiaro, il sostegno alla macchina pubblica e alle opere pubbliche è certamente indispensabile, ma diviene sterile se non accompagnato dal sostegno al sistema produttivo.

E’ necessario ri-distribuire in modo più equilibrato le risorse.



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