Trasporto pubblico locale: le nuove sfide
Il trasporto pubblico locale (TPL) rappresenta il cardine della mobilità nelle aree urbane, dove vive più del 70% della popolazione italiana, e la pandemia da Covid-19 ha fatto emergere i notevoli ritardi in cui versa questo settore strategico.
La fotografia del settore evidenzia una vetustà della flotta degli autobus, caratterizzata da un'età media elevata (12,3 anni nel 2018 rispetto a una media UE di 7 anni), che è destinata ad aumentare nel tempo se non ci saranno investimenti ancora più importanti alla luce della sempre maggiore domanda di mobilità urbana collettiva e della necessità di evitare quelle situazioni di contagio che hanno creato lo sbilanciamento verso il mezzo privato.
Va considerato che le risorse pubbliche stanziate a supporto del TPL prima della pandemia da Covid potevano essere significative su un orizzonte pluriennale oltre 22 miliardi di euro per il periodo 2017/2033 e avrebbero potuto imprimere uno stimolo al settore se lo scenario non fosse mutato in maniera così improvvisa e drastica.
Il cambio di paradigma ha messo in rilievo la fragilità del settore, che non ha potuto fare fronte alla mobilità degli studenti in maniera sicura. Le aziende locali, per fare fronte alla richiesta di maggiori corse, hanno rimesso in servizio mezzi vetusti, tenuti di scorta per il solo servizio scolastico, ma non sufficienti per gestire le nuove esigenze.
È noto come un’elevata età media degli autobus abbia conseguenze dirette in termini di costi di manutenzione e di livelli di emissioni. Si stima che la manutenzione di un autobus di 15 anni costi 6 volte di più di quella di un autobus nuovo. Inoltre, un parco mezzi più vecchio è anche inevitabilmente un parco più inquinante e necessita di maggiori interventi di manutenzione. La manutenzione dei mezzi riveste un ruolo importante e anche la Comunità Europea se ne è interessata finanziando alcuni progetti di ricerca, tra i quali l'European Bus System of the Future 2 (EBSF_2), finanziato dal programma europeo H202, che mira a sviluppare una nuova generazione di sistemi di autobus urbani mediante nuove tecnologie e infrastrutture di veicoli, in combinazione con le migliori pratiche e testandoli in scenari operativi all'interno di diverse reti europee.
Il fattore distintivo del progetto è rappresentato dalla volontà di migliorare l'immagine dell'autobus attraverso soluzioni innovative, per una maggiore efficienza del sistema, principalmente in termini di consumo di energia e costi operativi. Le innovazioni tecnologiche sviluppate all'interno di EBSF_2 sono state testate in 12 città europee: Barcellona, Dresda, Göteborg, Helsinki, Londra, Lione, Parigi e zona di Parigi (Brunoy e Nanterre), Madrid, Ravenna, San Sebastian e Stoccarda.
Ogni città è impegnata a testare un sottoinsieme di innovazioni per un periodo compreso tra sei mesi e un anno. Complessivamente, le 12 dimostrazioni riguardano le più recenti tecnologie di propulsione (combustione interna, ibrida, elettrica) e affrontano servizi di trasporto molto diversi (da Bus Rapid Transit a linee locali) coinvolgendo nei test più di 500 veicoli (autobus operativi o prototipi). L'obiettivo del dimostratore italiano di Ravenna aveva come scopo l'implementazione di due specifiche che innovazioni tecnologiche che riguardano le aree di ricerca chiave di EBSF_2: "Officina intelligente e manutenzione predittiva" e "Introduzione di standard IT" nelle flotte esistenti.
La manutenzione predittiva consente di ridurre costi di manutenzione, le rotture, l'utilizzo dei pezzi di ricambio e anche la quantità di materiale di scarto. Di conseguenza, la pianificazione del servizio potrà essere più precisa e avrà bisogno di meno veicoli di scorta. La manutenzione predittiva deve essere supportata da un accurato piano di budget dedicato per aumentare l'affidabilità del servizio. I guasti inaspettati e la loro successiva riparazione hanno spesso una forte incidenza sui costi aziendali. Un piano così articolato deve essere però supportato anche da una politica di sviluppo di nuove figure tecniche.
Molte aziende TPL, infatti, dispongono di officine interne, le quali svolgono una buona parte del loro fabbisogno di manutenzione. Viene perciò da chiedersi in che modo stia reagendo il mondo della formazione tecnica alla richiesta di preparazione di nuove figure professionali da destinare al comparto della riparazione e manutenzione degli autobus. Per saperne di più ci siamo rivolti al professor Giorgio Sileo, ingegnere meccanico, professionista docente di lunga esperienza.
“Professor Sileo, il vostro istituto risulta essere uno dei pochi centri a livello nazionale che si occupa della formaizone di giovani da avviare nel mondo auto motive tramite il percorso di “Costituzione del veicolo terreste, ci vuole spiegare in cosa consiste?”
Il diplomato in Trasporti e logistica, articolazione Costruzione veicolo terrestre ha competenze tecniche specifiche e metodi di lavoro funzionali allo svolgimento delle attività inerenti progettazione, realizzazione, mantenimento in efficienza dei mezzi, nonché organizzazione di servizi logistici.
Nello specifico, l'articolazione Costruzione del veicolo terrestre mira a fornire agli allievi quelle particolari competenze educative, culturali e professionali atte a padroneggiare l'uso di strumenti tecnologici con particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi di lavoro, alla tutela della persona, dell'ambiente e del territorio; utilizzare, in contesti di attività manutentive, procedure e tecniche di riparazione, manutenzione e diagnosi dei veicoli.
Occorre evidenziare che il nostro istituto non è una scuola professionale dove vengono impartite nozioni pratico teoriche in relazione ai campi di propria competenza. Il nostro percorso mira a creare nozioni che permettano di analizzare criticamente il contributo apportato dalla scienza e dalla tecnologia allo sviluppo dei saperi e dei valori, al cambiamento delle condizioni di vista e dei modi di fruizione dei servizi specifici del settore.
Questo corso di studi è un’assoluta novità ne panorama dell’offerta formativa italiana, dal momento che è stato avviato da pochi anni, nel 2012, in seguito all’entrata in vigore della riforma degli Istituti tecnici del Ministro Gelmini. Noi docenti abbiamo dovuto quindi elaborare un percorso a partire ovviamente dalle linee guida predisposte dal Ministero. Per la sua definizione abbiamo ritenuto opportuno rivolgerci al mondo della ricerca dell’università. In particolare, ci siamo confrontati con i dipartimenti di Ingegneria di Padova e del politecnico di Milano. Inoltre, abbiamo dialogato con le imprese del settore, in modo da offrire ai ragazzi una preparazione spendibile nel mondo del lavoro.
Grazie ai consigli e alla collaborazione di docenti e tecnici, abbiamo strutturato il corso che viene affrontato nel triennio finale della scuola secondaria superiore. Nei primi due anni del triennio agli studenti viene proposta una formazione teorico-pratica di base: si studiano i principi fondamentali della meccanica, dell'elettronica ed elettrotecnica, del disegno tecnico, dei materiali, dell'idraulica ed elettropneumatica.
Queste conoscenze sono propedeutiche per potere affrontare, nel corso dell'ultimo anno, lo studio dei mezzi di locomozione terrestri su gomma, cioè autoveicoli e mezzi pesanti .I Lo studio dei mezzi pesanti, in particolare, nasce dalla fertile collaborazione con la MAN Eurodiesel di Verona, che ci ha supportati fin dall'inizio e continua a farlo in misura sempre maggiore: l'azienda offre infatti la possibilità ai nostri studenti di partecipare presso di loro a percorsi di PCTO (Per corsi per le competenze trasversali e l'orientamento, ex alternanza scuola-lavoro). Abbiamo avviato inoltre sia progetti che prevedono lo svolgimento a scuola di lezioni da parte di tecnici MAN su argomenti specifici, sia progetti di formazione sulla diagnosi dei veicoli pesanti da svolgere presso le loro officine.
Questo è arricchente non soltanto per i ragazzi, ma anche per i docenti: da un lato gli studenti vengono avvicinati alla concretezza del mondo del lavoro, dall'altro consente a noi adulti di stare al passo con gli sviluppi tecnologici che si evolvono sempre più rapidamente. Solo attraverso tale sinergia possiamo colmare quel divario scuola-mondo del lavoro che molto spesso ci viene rimproverato dalle imprese. Vorrei comunque sottolineare che se la scuola si mette in gioco, è necessario che anche le imprese offrano risorse economiche e umane: potranno raccoglierne i frutti quando assumeranno diplomati ben preparati".
“Come riuscite a rendere attrattivo per i giovani il percorso formativo e che ruolo riveste la famiglia nella scelta dello stesso?”
Bisogna ammettere che non sempre è facile coinvolgere e interessare degli adolescenti. Proprio per questo le iniziative che proponiamo sono tra le più varie, anche per potere sviluppare le diverse inclinazioni di ciascun alunno. Proponiamo la cosiddetta Arealab, che consiste in un'attività di due settimane in cui i ragazzi a scuola non svolgono le consuete lezioni suddivise in varie materie, ma sono chiamati a sviluppare un progetto, che nel gergo scolastico viene definito compito di realtà. All'interno dell'Arealab, nel corso degli anni, gli studenti hanno progettato e costruito due nastri trasportatori, con un sistema controllo di velocità e un dispositivo di automazione elettropneumatica, hanno progettato una motrice elettrica controllata mediante Arduino per il traino di un piccolo rimorchio atto a trasportare documenti da archiviare, hanno progettato un magazzino automatico.
Quest'anno, il progetto consiste nel costruire un kart elettrico: l'obiettivo è ambizioso, ma nell'ambito della formazione-educazione ciò che è importante non è tanto il prodotto finale quanto il processo svolto nella realizzazione del compito, che prevede una pianificazione, la stesura di un Gantt, l'estensione di un progetto di massima, di disegni, di relazioni tecniche, di analisi dei costi. Questo modo di fare scuola sviluppa inoltre una competenza base sempre più richiesta dalle imprese, il sapere lavorare in team: il ragazzo è chiamato a superare la visione individualistica della prestazione personale per ampliare la propria visione al gruppo e al risultato che insieme agli altri componenti si vuole raggiungere. Organizziamo inoltre conferenze con tecnici e progettisti, visite ad aziende come Dallara, Ducati, Ferrari, Lamborghini, Same. Per questo è inevitabile che nascano curiosità e interesse, che si traducono poi in impegno nello studio e acquisizione di competenze, anche trasversali. Solo ragazzi motivati possono apprendere in modo significativo. Bisogna poi sottolineare come la formazione offerta non sia solo tecnica, ma riguardi persona nel suo complesso: materie come la lingua e la letteratura italiana, la storia, la lingua inglese vengono studiate in modo approfondito.
Cerchiamo quindi di coniugare le competenze tecnico-scientifiche con quelle delle aree umanistiche e linguistiche per potere sviluppare nei ragazzi, adulti del domani, un solido pensiero critico che li possa aiutare ad affrontare un mondo in perenne evoluzione. Per quanto riguarda le famiglie, siamo consapevoli della fondamentale importanza che riveste la collaborazione tra la scuola e i genitori nel processo educativo, soprattutto nel momento in cui i ragazzi sono chiamati a scegliere il loro iter scolastico. Proprio per fornire le informazioni più complete e chiare possibili, la scuola organizza incontri con genitori e ragazzi per illustrare l'offerta formativa.
Nel corso del tempo, abbiamo notato che i genitori sono interessati al mondo post diploma, quindi agli eventuali sbocchi lavorativi e all'offerta universitaria: a questo scopo facciamo partecipare testimoni d'impresa, specialisti del settore, che conoscono bene la realtà lavorativa e possono così con consigliare e indirizzare le famiglie nella scelta, illustrando quali sono le conoscenze e le competenze richieste dalle aziende.
“Come cambia lo scenario delle attività formative con l’introduzione sul mercato delle nuove tecnologie relative ai veicoli elettrici, ibridi e a idrogeno e l’ingresso degli autobus elettrici?”
"È evidente ormai che è stato deciso che il futuro della mobilità è l'elettrico. Inoltre, la combinazione di idrogeno ed elettricità è un'incoraggiante soluzione verso la realizzazione di un futuro a zero emissioni basato sull'energia sostenibile. Insieme, possono preparare il percorso verso una graduale transizione dall'attuale economia dei combustibili fossili a un futuro energetico privo di carbonio e che utilizza la tecnologia emergente delle celle a combustibile per l'interconversione tra idrogeno ed elettricità. Come è ben noto, da anni si parla di queste nuove tecnologie, recentemente si stanno affacciando sul mercato alcuni costruttori che propongono una serie di veicoli dotati di queste nuove tecnologie e non siamo stati con le mani in mano ad aspettare ma ci siamo adoperati da tempo, iniziando a dialogare con alcune aziende del settore da cui abbiamo trovato un'ottima risposta e collaborazione. Fino a ora, a scuola non abbiamo affrontato questo tema perché è molto innovativo e non esiste documentazione tecnica sufficiente per formare i docenti stessi. E necessario quindi appoggiarci ad aziende, ed è quello che abbiamo iniziato a fare con MAN Italia. Abbiamo avuto un primo incontro esplorativo per comprendere le esigenze di entrambe le parti e pianificare un percorso di formazione, che nei prossimi mesi vedrà l'introduzione dello studio del bus elettrico che potrebbe iniziare già con prossimo anno scolastico 21/22, inserendo alcune variazioni alle nostre attività curriculari previste dalle norme vigenti. Inoltre, la collaborazione con la concessionaria MAN Eurodiesel di Verona ci consente di fare svolgere agli studenti del 4° e 5° anno attività di diagnosi e manutenzione presso la loro sede".
“Come viene gestito lo spazio dedicato ai laboratori per lo svolgimento delle attività pratiche?”
Il corso è giovane e quando siamo partiti non avevamo attrezzature di laboratorio, che abbiamo acquistato poi nel corso degli anni. Attualmente abbiamo un laboratorio di meccanica, macchine e automazione e un laboratorio per il disegno tecnico. Purtroppo, le attrezzature occupano molto spazio e non possiamo contare su una molteplicità di impianti: per mere ragioni di spazio non possiamo ad esempio avere una motrice da studiare e sulla quale lavorare concretamente. Come docenti abbiamo un sogno: acquisire un piccolo capannone vicino all'istituto, in cui realizzare un'officina di manutenzione di automezzi, dove i ragazzi possano fare tutta la pratica necessaria. Non siamo in grado di realizzare da soli questo progetto, che richiede ingenti risorse economiche e umane: dovrebbero partecipare le imprese e soprattutto le istituzioni. È un progetto ambizioso, ma sarebbe molto bello realizzarlo. Se ci legge qualche assessore all'istruzione, magari, chissà...
La fotografia del settore evidenzia una vetustà della flotta degli autobus, caratterizzata da un'età media elevata (12,3 anni nel 2018 rispetto a una media UE di 7 anni), che è destinata ad aumentare nel tempo se non ci saranno investimenti ancora più importanti alla luce della sempre maggiore domanda di mobilità urbana collettiva e della necessità di evitare quelle situazioni di contagio che hanno creato lo sbilanciamento verso il mezzo privato.
Va considerato che le risorse pubbliche stanziate a supporto del TPL prima della pandemia da Covid potevano essere significative su un orizzonte pluriennale oltre 22 miliardi di euro per il periodo 2017/2033 e avrebbero potuto imprimere uno stimolo al settore se lo scenario non fosse mutato in maniera così improvvisa e drastica.
Il cambio di paradigma ha messo in rilievo la fragilità del settore, che non ha potuto fare fronte alla mobilità degli studenti in maniera sicura. Le aziende locali, per fare fronte alla richiesta di maggiori corse, hanno rimesso in servizio mezzi vetusti, tenuti di scorta per il solo servizio scolastico, ma non sufficienti per gestire le nuove esigenze.
È noto come un’elevata età media degli autobus abbia conseguenze dirette in termini di costi di manutenzione e di livelli di emissioni. Si stima che la manutenzione di un autobus di 15 anni costi 6 volte di più di quella di un autobus nuovo. Inoltre, un parco mezzi più vecchio è anche inevitabilmente un parco più inquinante e necessita di maggiori interventi di manutenzione. La manutenzione dei mezzi riveste un ruolo importante e anche la Comunità Europea se ne è interessata finanziando alcuni progetti di ricerca, tra i quali l'European Bus System of the Future 2 (EBSF_2), finanziato dal programma europeo H202, che mira a sviluppare una nuova generazione di sistemi di autobus urbani mediante nuove tecnologie e infrastrutture di veicoli, in combinazione con le migliori pratiche e testandoli in scenari operativi all'interno di diverse reti europee.
Il fattore distintivo del progetto è rappresentato dalla volontà di migliorare l'immagine dell'autobus attraverso soluzioni innovative, per una maggiore efficienza del sistema, principalmente in termini di consumo di energia e costi operativi. Le innovazioni tecnologiche sviluppate all'interno di EBSF_2 sono state testate in 12 città europee: Barcellona, Dresda, Göteborg, Helsinki, Londra, Lione, Parigi e zona di Parigi (Brunoy e Nanterre), Madrid, Ravenna, San Sebastian e Stoccarda.
Ogni città è impegnata a testare un sottoinsieme di innovazioni per un periodo compreso tra sei mesi e un anno. Complessivamente, le 12 dimostrazioni riguardano le più recenti tecnologie di propulsione (combustione interna, ibrida, elettrica) e affrontano servizi di trasporto molto diversi (da Bus Rapid Transit a linee locali) coinvolgendo nei test più di 500 veicoli (autobus operativi o prototipi). L'obiettivo del dimostratore italiano di Ravenna aveva come scopo l'implementazione di due specifiche che innovazioni tecnologiche che riguardano le aree di ricerca chiave di EBSF_2: "Officina intelligente e manutenzione predittiva" e "Introduzione di standard IT" nelle flotte esistenti.
La manutenzione predittiva consente di ridurre costi di manutenzione, le rotture, l'utilizzo dei pezzi di ricambio e anche la quantità di materiale di scarto. Di conseguenza, la pianificazione del servizio potrà essere più precisa e avrà bisogno di meno veicoli di scorta. La manutenzione predittiva deve essere supportata da un accurato piano di budget dedicato per aumentare l'affidabilità del servizio. I guasti inaspettati e la loro successiva riparazione hanno spesso una forte incidenza sui costi aziendali. Un piano così articolato deve essere però supportato anche da una politica di sviluppo di nuove figure tecniche.
Molte aziende TPL, infatti, dispongono di officine interne, le quali svolgono una buona parte del loro fabbisogno di manutenzione. Viene perciò da chiedersi in che modo stia reagendo il mondo della formazione tecnica alla richiesta di preparazione di nuove figure professionali da destinare al comparto della riparazione e manutenzione degli autobus. Per saperne di più ci siamo rivolti al professor Giorgio Sileo, ingegnere meccanico, professionista docente di lunga esperienza.
“Professor Sileo, il vostro istituto risulta essere uno dei pochi centri a livello nazionale che si occupa della formaizone di giovani da avviare nel mondo auto motive tramite il percorso di “Costituzione del veicolo terreste, ci vuole spiegare in cosa consiste?”
Il diplomato in Trasporti e logistica, articolazione Costruzione veicolo terrestre ha competenze tecniche specifiche e metodi di lavoro funzionali allo svolgimento delle attività inerenti progettazione, realizzazione, mantenimento in efficienza dei mezzi, nonché organizzazione di servizi logistici.
Nello specifico, l'articolazione Costruzione del veicolo terrestre mira a fornire agli allievi quelle particolari competenze educative, culturali e professionali atte a padroneggiare l'uso di strumenti tecnologici con particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi di lavoro, alla tutela della persona, dell'ambiente e del territorio; utilizzare, in contesti di attività manutentive, procedure e tecniche di riparazione, manutenzione e diagnosi dei veicoli.
Occorre evidenziare che il nostro istituto non è una scuola professionale dove vengono impartite nozioni pratico teoriche in relazione ai campi di propria competenza. Il nostro percorso mira a creare nozioni che permettano di analizzare criticamente il contributo apportato dalla scienza e dalla tecnologia allo sviluppo dei saperi e dei valori, al cambiamento delle condizioni di vista e dei modi di fruizione dei servizi specifici del settore.
Questo corso di studi è un’assoluta novità ne panorama dell’offerta formativa italiana, dal momento che è stato avviato da pochi anni, nel 2012, in seguito all’entrata in vigore della riforma degli Istituti tecnici del Ministro Gelmini. Noi docenti abbiamo dovuto quindi elaborare un percorso a partire ovviamente dalle linee guida predisposte dal Ministero. Per la sua definizione abbiamo ritenuto opportuno rivolgerci al mondo della ricerca dell’università. In particolare, ci siamo confrontati con i dipartimenti di Ingegneria di Padova e del politecnico di Milano. Inoltre, abbiamo dialogato con le imprese del settore, in modo da offrire ai ragazzi una preparazione spendibile nel mondo del lavoro.
Grazie ai consigli e alla collaborazione di docenti e tecnici, abbiamo strutturato il corso che viene affrontato nel triennio finale della scuola secondaria superiore. Nei primi due anni del triennio agli studenti viene proposta una formazione teorico-pratica di base: si studiano i principi fondamentali della meccanica, dell'elettronica ed elettrotecnica, del disegno tecnico, dei materiali, dell'idraulica ed elettropneumatica.
Queste conoscenze sono propedeutiche per potere affrontare, nel corso dell'ultimo anno, lo studio dei mezzi di locomozione terrestri su gomma, cioè autoveicoli e mezzi pesanti .I Lo studio dei mezzi pesanti, in particolare, nasce dalla fertile collaborazione con la MAN Eurodiesel di Verona, che ci ha supportati fin dall'inizio e continua a farlo in misura sempre maggiore: l'azienda offre infatti la possibilità ai nostri studenti di partecipare presso di loro a percorsi di PCTO (Per corsi per le competenze trasversali e l'orientamento, ex alternanza scuola-lavoro). Abbiamo avviato inoltre sia progetti che prevedono lo svolgimento a scuola di lezioni da parte di tecnici MAN su argomenti specifici, sia progetti di formazione sulla diagnosi dei veicoli pesanti da svolgere presso le loro officine.
Questo è arricchente non soltanto per i ragazzi, ma anche per i docenti: da un lato gli studenti vengono avvicinati alla concretezza del mondo del lavoro, dall'altro consente a noi adulti di stare al passo con gli sviluppi tecnologici che si evolvono sempre più rapidamente. Solo attraverso tale sinergia possiamo colmare quel divario scuola-mondo del lavoro che molto spesso ci viene rimproverato dalle imprese. Vorrei comunque sottolineare che se la scuola si mette in gioco, è necessario che anche le imprese offrano risorse economiche e umane: potranno raccoglierne i frutti quando assumeranno diplomati ben preparati".
“Come riuscite a rendere attrattivo per i giovani il percorso formativo e che ruolo riveste la famiglia nella scelta dello stesso?”
Bisogna ammettere che non sempre è facile coinvolgere e interessare degli adolescenti. Proprio per questo le iniziative che proponiamo sono tra le più varie, anche per potere sviluppare le diverse inclinazioni di ciascun alunno. Proponiamo la cosiddetta Arealab, che consiste in un'attività di due settimane in cui i ragazzi a scuola non svolgono le consuete lezioni suddivise in varie materie, ma sono chiamati a sviluppare un progetto, che nel gergo scolastico viene definito compito di realtà. All'interno dell'Arealab, nel corso degli anni, gli studenti hanno progettato e costruito due nastri trasportatori, con un sistema controllo di velocità e un dispositivo di automazione elettropneumatica, hanno progettato una motrice elettrica controllata mediante Arduino per il traino di un piccolo rimorchio atto a trasportare documenti da archiviare, hanno progettato un magazzino automatico.
Quest'anno, il progetto consiste nel costruire un kart elettrico: l'obiettivo è ambizioso, ma nell'ambito della formazione-educazione ciò che è importante non è tanto il prodotto finale quanto il processo svolto nella realizzazione del compito, che prevede una pianificazione, la stesura di un Gantt, l'estensione di un progetto di massima, di disegni, di relazioni tecniche, di analisi dei costi. Questo modo di fare scuola sviluppa inoltre una competenza base sempre più richiesta dalle imprese, il sapere lavorare in team: il ragazzo è chiamato a superare la visione individualistica della prestazione personale per ampliare la propria visione al gruppo e al risultato che insieme agli altri componenti si vuole raggiungere. Organizziamo inoltre conferenze con tecnici e progettisti, visite ad aziende come Dallara, Ducati, Ferrari, Lamborghini, Same. Per questo è inevitabile che nascano curiosità e interesse, che si traducono poi in impegno nello studio e acquisizione di competenze, anche trasversali. Solo ragazzi motivati possono apprendere in modo significativo. Bisogna poi sottolineare come la formazione offerta non sia solo tecnica, ma riguardi persona nel suo complesso: materie come la lingua e la letteratura italiana, la storia, la lingua inglese vengono studiate in modo approfondito.
Cerchiamo quindi di coniugare le competenze tecnico-scientifiche con quelle delle aree umanistiche e linguistiche per potere sviluppare nei ragazzi, adulti del domani, un solido pensiero critico che li possa aiutare ad affrontare un mondo in perenne evoluzione. Per quanto riguarda le famiglie, siamo consapevoli della fondamentale importanza che riveste la collaborazione tra la scuola e i genitori nel processo educativo, soprattutto nel momento in cui i ragazzi sono chiamati a scegliere il loro iter scolastico. Proprio per fornire le informazioni più complete e chiare possibili, la scuola organizza incontri con genitori e ragazzi per illustrare l'offerta formativa.
Nel corso del tempo, abbiamo notato che i genitori sono interessati al mondo post diploma, quindi agli eventuali sbocchi lavorativi e all'offerta universitaria: a questo scopo facciamo partecipare testimoni d'impresa, specialisti del settore, che conoscono bene la realtà lavorativa e possono così con consigliare e indirizzare le famiglie nella scelta, illustrando quali sono le conoscenze e le competenze richieste dalle aziende.
“Come cambia lo scenario delle attività formative con l’introduzione sul mercato delle nuove tecnologie relative ai veicoli elettrici, ibridi e a idrogeno e l’ingresso degli autobus elettrici?”
"È evidente ormai che è stato deciso che il futuro della mobilità è l'elettrico. Inoltre, la combinazione di idrogeno ed elettricità è un'incoraggiante soluzione verso la realizzazione di un futuro a zero emissioni basato sull'energia sostenibile. Insieme, possono preparare il percorso verso una graduale transizione dall'attuale economia dei combustibili fossili a un futuro energetico privo di carbonio e che utilizza la tecnologia emergente delle celle a combustibile per l'interconversione tra idrogeno ed elettricità. Come è ben noto, da anni si parla di queste nuove tecnologie, recentemente si stanno affacciando sul mercato alcuni costruttori che propongono una serie di veicoli dotati di queste nuove tecnologie e non siamo stati con le mani in mano ad aspettare ma ci siamo adoperati da tempo, iniziando a dialogare con alcune aziende del settore da cui abbiamo trovato un'ottima risposta e collaborazione. Fino a ora, a scuola non abbiamo affrontato questo tema perché è molto innovativo e non esiste documentazione tecnica sufficiente per formare i docenti stessi. E necessario quindi appoggiarci ad aziende, ed è quello che abbiamo iniziato a fare con MAN Italia. Abbiamo avuto un primo incontro esplorativo per comprendere le esigenze di entrambe le parti e pianificare un percorso di formazione, che nei prossimi mesi vedrà l'introduzione dello studio del bus elettrico che potrebbe iniziare già con prossimo anno scolastico 21/22, inserendo alcune variazioni alle nostre attività curriculari previste dalle norme vigenti. Inoltre, la collaborazione con la concessionaria MAN Eurodiesel di Verona ci consente di fare svolgere agli studenti del 4° e 5° anno attività di diagnosi e manutenzione presso la loro sede".
“Come viene gestito lo spazio dedicato ai laboratori per lo svolgimento delle attività pratiche?”
Il corso è giovane e quando siamo partiti non avevamo attrezzature di laboratorio, che abbiamo acquistato poi nel corso degli anni. Attualmente abbiamo un laboratorio di meccanica, macchine e automazione e un laboratorio per il disegno tecnico. Purtroppo, le attrezzature occupano molto spazio e non possiamo contare su una molteplicità di impianti: per mere ragioni di spazio non possiamo ad esempio avere una motrice da studiare e sulla quale lavorare concretamente. Come docenti abbiamo un sogno: acquisire un piccolo capannone vicino all'istituto, in cui realizzare un'officina di manutenzione di automezzi, dove i ragazzi possano fare tutta la pratica necessaria. Non siamo in grado di realizzare da soli questo progetto, che richiede ingenti risorse economiche e umane: dovrebbero partecipare le imprese e soprattutto le istituzioni. È un progetto ambizioso, ma sarebbe molto bello realizzarlo. Se ci legge qualche assessore all'istruzione, magari, chissà...
Fonte: Parts Truck